Castellammare di Stabia (NA)
ContattaciCasa madre, voluta e costruita dal fondatore Mons. Francesco Saverio Petagna per il nuovo Istituto da lui pensato.
Inizialmente casa di formazione, oltre che di educazione dell’infanzia e della gioventù, attualmente infermeria e casa di riposo per le suore anziane.
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La storia di questa casa coincide con la storia degli inizi della Congregazione. Essa infatti fu voluta dal fondatore come sede per l’Istituto delle Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria, sogno coltivato a lungo ma realizzato solo nel 1871 a Castellammare di Stabia, dove era vescovo. Nel marzo 1871, Mons. Francesco Saverio Petagna scriveva al Papa Pio IX e al prefetto della Congregazione per i vescovi e regolari per metterli al corrente del suo progetto e affermava che “l’ampia casa già si sta fabbricando all’uopo”. Casa che ha dato grandi preoccupazioni sia al vescovo che alle suore, dopo la sua morte, visto che per la sua costruzione fu necessario fare dei debiti che poi risultò difficile pagare. Passarono infatti più di dieci anni fino a che fosse scongiurato il pericolo che la casa finisse nelle mani dei creditori. Grandi, quindi, furono i sacrifici economici richiesti al vescovo e poi alle suore al fine di completare la costruzione di questa casa che al momento dell’acquisto consisteva in alcuni magazzini al pian terreno lungo la via Surripa, oggi via Regina Margherita.
La cronaca ci attesta che “Addì 9 settembre 1872 si è preso possesso della nuova casa con una commoventissima funzione assistita dall’ottimo Monsignor Vescovo Fondatore del nuovo Istituto e con l’intervento delle autorità civili” e che lo stesso giorno il Vescovo benedisse anche la cappella nella quale fu installato il gruppo scultoreo rappresentante lo scambio dei cuori tra Maria, Gesù e Giuseppe e una suora.
Raccontare tutte le peripezie che hanno caratterizzato un difficile inizio ci aiuterebbe a capire l’amore che il Fondatore e le prime suore hanno messo in questo progetto che il Signore aveva messo nel cuore del vescovo e che molte giovani avevano fatto proprio, assunto come loro stile di vita, ma ci allontaneremmo dallo scopo di questa presentazione per cui rimandiamo al testo del dottor Giovanni Celoro Parascandolo “La Congregazione delle Religiose di Gesù e Maria”, chi desiderasse approfondire questa parte della storia.
Primo scopo di questo “Monastero” come era definito all’inizio, era l’accoglienza e la formazione delle giovani che chiedevano di entrare a far parte della famiglia religiosa. Negli anni successivi alla morte del fondatore, alcuni locali furono dati in uso a diverse associazioni o opere di carità che sorgevano nella Chiesa a favore delle categorie sociali più sfavorite. Fu così che quando nel 1882 mons. Vincenzo Sarnelli costituì l’Associazione Cattolica di Carità, scelse come sede i locali della Casa Madre; nel 1884 da don Catello Gambardella diede vita a un ospizio “per vecchie povere” e scelse come dimora per queste donne proprio il Monastero delle Vittime dei Sacri Cuori.
Nel 1885 arrivò anche, su richiesta di Madre Adelaide Sanniola, spinta certamente da quanto il Fondatore aveva loro inculcato: “afferrando in mano l’istruzione letteraria voluta dal secolo la profondono in quell’età giovanile, se ne avvalgono a potere accortamente e con zelo inoculare la purezza delle verità religiose nelle loro giovani menti” l’autorizzazione dal Regio Provveditore agli studi ad aprire una scuola privata in cui insegnasse una maestra stabilita dalla suddetta Madre.
Alcuni anni dopo, nel 1898 madre Giuditta Savastano, ottenne il permesso per istituire una scuola elementare femminile all’interno dell’istituto, scuola che ebbe come direttrice sr Raffaella Javarone e come insegnante sr Anna de Carlo.
La generosità di alcune suore che misero a disposizione il patrimonio di famiglia e le molteplici opere pastorali che si svolgevano nella Casa Madre permisero che nel 1895 fosse completato il pagamento dell’ipoteca contratta nel 1884 per pagare i creditori che reclamavano il loro denaro.
Il 30 dicembre 1909 la Madre Chiara chiese che fosse istituita nella Cappella della Casa Madre la Confraternita della Guardia d’Onore del Cuore sacratissimo di Gesù richiesta accolta e attuata il 20 gennaio successivo.
Il desiderio di rendere la casa sempre più funzionale e rispondente alle esigenze della comunità e delle persone che frequentavano l’Istituto spinsero nel 1911 la Madre Chiara Coccia ad acquistare un terreno-giardino adiacente alla casa. Sappiamo da un documento del 1917 che la Casa in quel periodo era anche adibita anche a educandato o collegio, in esso infatti furono accolte gratuitamente delle giovani “figlie di richiamati alle armi, provvedendo al loro mantenimento e alla loro educazione”.
Le suore che avevano fatto proprio l’anelito del fondatore “non sarà povero, infermo, afflitto sia di corpo, sia di spirito, che non abbia a sperimentare la carità delle Vittime dei sacri Cuori” (RR 50), aprirono la casa anche agli orfani (ne accolsero 60 come documenta uno scritto della madre Chiara) che in seguito al primo conflitto mondiale si aggiravano per le strade di Castellammare e ai quali le suore offrirono gratuitamente assistenza ed istruzione.
Dal registro delle sante visite del vescovo diocesano mons. Federico Emmanuel apprendiamo che nel settembre 1937 nella casa le suore svolgevano il loro apostolato tra i fanciulli e le collegiali, che in essa avevano sede il Probandato e il Noviziato della Congregazione; egli inoltre invitava le suore a tenere separata la contabilità della casa generalizia da quella della comunità.
Dal 1950, su desiderio della Madre Luisa Scarfato la casa generalizia fu trasferita a Roma; l’ultimo capitolo generale che ebbe luogo a Castellammare fu quello de 1954, che vide la ri-elezione per la terza volta in qualità di Madre generale di suor Luisa Scarfato.
L’11 ottobre 1958 dopo aver ottenuto l’autorizzazione necessaria fu eretta nella cappella della casa madre una Via Crucis, mentre durante l’anno successo, il 1959, il terreno-giardino che dava su via Principe Amedeo fu destinato alla costruzione di una palestra dove i ragazzi che frequentavano la scuola potessero trascorrere il tempo della ricreazione.
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