Breve storia della Congregazione dalla nascita alla morte del Fondatore

Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria

E’ già molto che avevo in mente d’avviare un ordine di Suore che si occupassero dell’educazione delle fanciulle…, dei poveri, degli infermi e di coloro che volessero ritirarsi in casa per fare alcuni giorni di esercizi spirituali” è con queste parole che il vescovo Francesco Saverio Petagna informa il Papa pio IX del suo progetto di fondare la Congregazione intitolata inizialmente alla Santa Famiglia e poi ai Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria, a sottolineare che della Santa Famiglia le suore devono cogliere soprattutto il cuore, affinché “il forte amore di Dio” che regnava nella casa di Nazaret le aiutasse a vivere nella “più bella unione di pace fra di loro” non dimenticando che “l’unico oggetto che deve avere ampio ed intero possesso del cuore di ciascuna religiosa è l’adorato Cuore di Gesù, e che i Cuori di Giuseppe e Maria sono mezzi di aiuto e di stimolo forniti da Dio per poter avvicinarsi, penetrare ed innestarsi nel Cuore di Cristo“.

Siamo nel marzo del 1871, il vescovo chiede al Sommo Pontefice Pio IX la grazia di permettere alla religiosa clarissa Suor Maria Chiara Bischetti di poter stare fuori clausura per due o tre anni, onde avviare l’opera mentovata di sopra”. Il 7 luglio 1871 fu concessa la grazia e il 16 luglio, con l’ingresso delle prime giovani, ebbe ufficialmente vita il nuovo Istituto, in una casa presa in affitto, in attesa della conclusione dei lavori di costruzione della nuova Casa che il vescovo aveva già iniziata in via Surripa.  Si dice che ogni inizio non è mai facile, e la storia della congregazione delle Religiose dei Sacri Cuori di Gesù e Maria non fa eccezione. Il vescovo desideroso di offrire alla diocesi una istituzione che rispondesse alle necessità del suo gregge poiché “la vera scienza di Dio per mezzo di Gesù Cristo è la più negletta, anzi derisa dai ciechi mondani. Dovreb¬bero i cristiani, ad assicurarsi l’eterna salvezza, formare la loro gloria di non sapere altra cosa se non Gesù Cristo e questi crocifisso, come faceva S. Paolo (1Cor 2,2), eppure essi rifuggono dall’internarsi nella considerazione di questo Redentore satollo di obbrobrii e di pene per i loro peccati”; non badò alla mancanza di mezzi materiali, ma confidò nella Provvidenza e si indebitò pur di costruire una casa “sai che ho un peso immenso per la casa di Castellammare, quindi non potrò concorrere alle case lontane” (scriveva nel 1877, a suor Adelaide Sanniola) che potesse accogliere quelle giovani desiderose di realizzare il sogno che Dio aveva fatto nascere nel cuore del loro vescovo e che loro condividevano.

Quel sogno che nasceva dalla consapevolezza che non mancarono né mai mancheranno anime predilette le quali, prevenute da dolcezza sovrumana della divina grazia, favorite dalle attrattive d’irresistibile vocazione celeste, chiamate alla più intima ed amorosa sequela di Gesù crocifisso, lo seguiranno dappertutto e sempre fedelmente pel Calvario, sulla Croce, alla morte. Ed anche in questi deplorabili giorni di tanta freddezza, rinnegamento, apostasia dal Cuore adorabile di Gesù, fatto Vittima per noi, Egli vuole mostrare la forza della divina sua grazia con l’attirare a sé di mezzo al mondo anime del debole sesso, le quali a temperare le sue immense amarezze e dargli lieve ma dolce compenso nelle infinite sue pene, coraggiose s’avanzano per la via del Calvario, salgono animose l’altare della croce, l’abbracciano strettamente al loro petto, si sforzano a penetrare nell’intimo del cuore di quella Vittima infinita, ed esclamano voler essere chiamate ed -addivenire vere vittime del Sacro Cuore di Gesù.” (RR 8)

2. Luci ed ombre

Le vicissitudini che segnarono il cammino iniziale della Congregazione sono segnate da luci (numerose giovani chiedono di entrare nella nuova famiglia) e ombre (la malattia e la morte del fondatore dopo solo 7 anni dalla fondazione), realizzazioni (già nel 1874 l’Istituto poneva radici fuori dalla diocesi stabiese) e delusioni (divergenze, raggiri e tranelli a danno del Vescovo e della Congregazione), slanci in avanti (apertura di scuole e impegno negli orfanotrofi, nei laboratori) e frenate brusche (debiti e impossibilità a mantenere le opere aperte senza l’aiuto di ulteriori benefattori), ma quando un’opera nasce dal Cuore di Dio le forze del male non prevalgono.

3. La casa madre

Il 9 settembre 1872 poco più di un anno dopo la fondazione la comunità poté prendere possesso della nuova casa, e di questo evento abbiamo una testimonianza scritta: “Addì 9 settembre 1872 si è preso possesso della nuova casa con una funzione molto commovente assistita dall’ottimo Monsignor Vescovo Fondatore del nuovo Istituto e con l’intervento di tutte le autorità civili”. E probabilmente mentre aveva luogo questa commovente funzione il vescovo con il cuore e con la mente andava alla Casa di Nazaret dove “non vi era niente affatto, che sentisse di predominio di umana volontà: signoreggiava in quella unicamente e sempre da padrona la volontà di Dio” E si augurava che Questo trionfo totale e perfetto della divina volontà” regnasse “ancora nella casa delle Vittime, ritraendo sempre copia dai componenti la santa famiglia di Nazaret. E questo impero assoluto della volontà di Dio, fa poi anche regnarvi la più bella unione di pace fra loro… Senza alcun paragone poi risulterà prodigiosa assai più quella unione in una comunità religiosa, dove il forte amor di Dio ha preso possesso di tutti i cuori e li ha trasportati tanto soavemente in ben serrata unione fra loro, da rifulgervi a pieno il sovrano modello dei tre Cuori nella S. Casa di Nazaret.” (RR 44-45)

4. Prima vestizione

Impaziente di veder realizzato il suo sogno mons. Petagna, il successivo 21 novembre consegnò l’abito religioso alle prime nove postulanti, tra di esse c’era anche colei che sarebbe stata la prima Madre Generale, dopo il ritorno in clausura di suor Maria Chiara Bischetti, suor Assunta Nicoletti. Ecco come la cronaca ha tramandato questo evento: “questa funzione riuscì commovente e solenne tanto che ogni ciglio fu irrigato di lacrime devote, ed ogni cuore provò una possibile commozione alle parole del sacro prelato; infine ogni labbro proferì accenti di benedizione al grande Iddio. A completare la gioia giunse inviata dal Sommo Pontefice alle nove donzelle che indossarono l’abito il dono di una statua di marmo della vergine Santissima e la papale benedizione”. Purtroppo, probabilmente a causa delle varie vicende storiche ed economiche, la storia ci ha trasmesso molto poco sullo sviluppo della vita spirituale delle prime suore, la documentazione esistente riguarda infatti più che altro le problematiche economiche e strutturali, o inerenti l’apertura di nuove case. Per fortuna è giunto a noi il manoscritto delle Regole Originali e di pochi altri scritti indirizzati alle sue figlie spirituali, due di essi, due lettere, sono molto significative.

5. Noviziato e professione religiosa

Il primo scritto è un biglietto datato 1874 con il quale il vescovo comunicava all’allora Superiora Generale, Madre Assunta Nicoletti, la necessità di mantenere gli orari della comunità. E’ del 6 gennaio 1875 una lettera che mons. Petagna scrive alle sue figlie per comunicare loro che è giunto il momento di iniziare il noviziato che le porterà, il 16 luglio 1875 anniversario della fondazione, alla professione religiosa: “Avrei voluto personalmente dirvi quello che, non permessomi dalla salute, ora vi dico per lettera: parecchie tra voi portano l’abito religioso da molto tempo, e io non ho mai parlato di noviziato e di professione dei voti. Aspettavo l’avviamento delle Regole, l’aumento delle suore, l’accrescimento dello spirito religioso. Ora che, almeno in parte, vedo ciò avverato, mi dirigo a voi per darvi una nuova, che sarà piacevole al vostro cuore.Quest’oggi voglio che voi cominciate un noviziato tale da poter vi rendere degne della professione religiosa addì 16 luglio corrente anno, giorno dedicato alla Madonna del Carmine e anniversario della fondazione dell’Opera… Raccomando a tutte e ciascuna di dire: io ora comincio. Perciò maggiore esattezza nelle Regole e nella disciplina: maggiore acquisto di santa umiltà, maggiore fervore di spirito; più esatto spogliamento della propria volontà; più espansiva la scambievole carità; dovendo andar fuori casa, grande edificazione nella modestia e col grave portamento; insomma mostrare a tutti d’essere, con l’esempio vere Vittime di Gesù nell’interno, lasciando trasparire anche qualche cosa all’esterno… Specchiatevi oggi nei Re Maggi, che non furono solo dei primi cristiani, ma anche dei religiosi: offrirono incenso, ecco la volontà offerta nell’ubbidienza; mirra, ecco la mortificazione dei sensi nella castità; oro, lo spogliamento di tutto nella povertà. E poi finiscono da Martiri di sangue; e voi spero e ve l’auguro, finirete vittime di amore”.

Sappiamo che il 28 maggio 1875, data in cui Mons. Petagna scrisse una lettera al card. Sisto Riario Sforza, la stesura delle Regole non era ancora completa, ed lui stesso ad affermarlo: “La Regola delle Vittime non ho potuto finirla; ma dall’introduzione si può rilevare lo spirito.” E dalla risposta del Cardinale comprendiamo che apprezzò molto quell’introduzione“Debbo dire che con molta soddisfazione e gusto spirituale ho letto i suddetti fogli ed ho trovato in essi quanto mi basta per essere certo che lo spirito di Dio vivrà nell’Istituto se l’osservanza di questa Regola si attuerà”.

6. Da Santa Famiglia a Vittime dei Sacri Cuori di Gesù e Maria

Nel cambiare la denominazione del nuovo Istituto mons. Petagna aveva voluto conservare il riferimento all’intera famiglia di Nazaret così da “Santa Famiglia” il nuovo titolo fu di “Vittime dei Sacri Cuori di Gesù, Giuseppe e Maria”. Sull’abito delle suore fu allora ricamato l’emblema con i 3 Cuori, che non passarono inosservati al Santo Padre Pio IX in occasione di una udienza concessa alla prime suore. Fu per obbedire al Santo Padre che si impose un nuovo cambio di denominazione poiché Egli aveva detto alle suore: Togliete il Cuore di San Giuseppe, il quale vi sarà dato quando verrà il trionfo della Chiesa”.

Nel settembre 1875, mons. Petagna, impossibilitato a visitare le suore figlie spirituali a causa della malattia e degli impegni pastorali diocesani, invia loro questo scritto: “Dilette sorelle in Gesù Cristo, Sono stato più mesi dolentissimo per non essere venuto fra voi ad alimentare il sacro fuoco del divino amore, come debolmente facevo per il passato. Ripetute indisposizioni, e straordinarie cure della diocesi me l’hanno impedito. Ora sperando poterlo meglio in avvenire, con mio grandissimo compiacimento vi annunzio i prossimi Spirituali Esercizi, che cominceranno per domani, in occasione della Missione venuta in Castellammare. Perciò vi raccomando a tutte e ciascuna di voi di pregare assai per me e la mia diocesi; siccome io pregherò particolarmente per voi nei giorni dei spirituali esercizi, che comincio ad ascoltare col mio Clero. E necessario che voi li cominciate con bella disposizione di cuore. Questa consiste in volervi dare a Dio, onde addivenire vittime del perfetto amore. Questo non potrebbe mai rimanere bene acceso, e vieppiù infiammarsi se non attendeste a correggere i propri difetti, e mortificare in ogni istante i propri sensi, a morire interamente al proprio giudizio ed alla propria volontà, a distaccare il cuore da tutto e da tutte le creature, insomma a tenere solo fisso lo sguardo al Calvario ed al Cielo. Non è sperabile unirvi in questo al vostro sposo nella beata eternità, senza stringervi col medesimo sposo in quello sulla Croce. Badate che il patire, il soffrire, il morire continuo sulla terra è breve, e poi il godere sarà grande in paradiso preparato apposta alle spose di Gesù Cristo. Riflettete ancora che sebbene tutte le Religiose fossero tali, voi però siete chiamate e dovete essere particolarmente in pratica le sue vittime per amore; né questo può aversi senza un continuo sacrificio di tutte voi stesse. Fatevi dunque coraggio, profittate di questi Spirituali Esercizi, fate delle belle risoluzioni efficaci. E spero che Dio mi farà vedere accesa di nuova fiamma la casa delle Vittime dei Sacri Cuori.”

7. La morte del fondatore

La morte del fondatore, giunta in seguito a una lunga ed estenuante malattia, viene così notificata da sr Assunta Nicoletti alle consorelle: “Ripiena nel cuore di amarissimo dolore vi fo conoscere la perdita irreparabile del nostro amatissimo Padre e Pastore mons. Francesco Saverio Petagna in questo medesimo giorno alle ore 5e mezza a.m. Pregate per quell’anima bella che tanto ha fatto per noi. Fate pregare finché subito sia ammesso ai gaudi eterni del Paradiso”.